Radici avvizzite
La luce della luna, di tanto in tanto, filtra tra gli alberi e sparge lame di luce che ci emancipano dalla cecità notturna. La figura scarlatta ci conduce fino a una stamberga nel fitto della foresta: una di quelle catapecchie di legno che sembrano essere una vecchia casa di streghe.
Spalanca la porta, che scricchiola dolorosamente, entra, si gira verso di noi e ci fa segno di entrare a nostra volta. Posso sentire la paura che fa tremare le vene e i polsi di noi tutti. Sorprendentemente, forse per mostrarsi detentrice di un coraggio che in realtà non possiede, Harriet si fa avanti ed entra. Io e Terry la seguiamo silenziosi, dopo esserci scambiati uno sguardo.
La figura incappucciata solleva le braccia. Alla mia seconda vista, sono braccia consunte, vecchie, raggrinzite, rattrappite, morte. Sotto la pelle, una tempera di sangue estinto sembra dipingere tutto di cruore rappreso.
Le braccia scheletriche sollevano il cappuccio, e un volto orripilante si stampa nel profondo della mia mente, penetrandomi il cuore. Non è la sua bruttezza a spaventarmi né la sua deformazione. No: è la crudele consapevolezza che il volto che mi sta guardando è quello che un tempo fu di mia nonna Kaitlynn. Della mia nonna morta!
Il cuore mi schizza in gola, e tutto il mio mondo comincia a girare, mentre sento che le braccia di Terry mi sorreggono.
«Sapevo che sarebbe stata dura per te, Faith…» sussurra la voce avvizzita ma commossa della cosa morta, ladra di sembianze.
Mi riprendo velocemente. È la tempra mentale dei cacciatori che mi assiste, l’ennesimo dono dei Messaggeri: i nostri patroni in questa missione.
«Nonna… Cosa le hai fatto?!» sbotto verso la rediviva. Quest’empia nosferatu incarnante l’immagine oscena di mia nonna.
«Faith… io sono Kaitlynn. Io sono tua nonna!»
«Come possiamo crederti?» chiede Terry. «Tu sei una di loro! Sei vestita come loro! Eri tra loro, poco fa».
La donna-lemure davanti a noi comincia a lacrimare, mentre dice: «È vero… io sono una di loro. Ma non è come pensate. Non tutti a Black Mountain sono come loro, anche se sono… tornati dalla terra».
«Ma come possiamo crederti?» chiede Harriet.
«Vi ho portati al sicuro prima che potessero trovarvi» dice l’impostora con la voce di mia nonna. «Qui non vi troveranno mai».
Se il mio sguardo potesse sprofondarla tra le fiamme dell’inferno, lo farebbe.
E anche lei deve sentirlo perché, scoraggiata, conclude: «So che non mi credete. So che è difficile. Se verrete con me, per un’ultima volta, vi dimostrerò che dico il vero».
Harriet e Terry mi guardano, come a cercare conferma. Sono la leader di questo gruppo improvvisato di cacciatori, a quanto pare. Ma no, non mi fiderò mai di questa creatura.
Sto per ricorrere alle misure drastiche, quando la voce dei Messaggeri rimbomba nella stamberga. Terry sgrana gli occhi: questa volta li ha sentiti anche lui! Non Harriet, chiaramente. D’altra parte, come potrebbe lei, che è fuggita dall’infusione?
Cosa ci hanno detto?
Ascoltatela.
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