Sogni nella casa stregata
Le mani mi si spalmano addosso. Escono dalle ombre, escono dappertutto. Mi tengono per le braccia, per le gambe, per il corpo. Mi premono sul volto, mi chiudono gli occhi, mi tappano la bocca. Non respiro! Non respiro!
Ci sono tutte ombre intorno a me e mi sussurrano sempre la stessa cosa: “Non sono vivi”. Un uomo sta in piedi, la sua testa viene staccata di netto dal corpo. Un’ascia da pompiere cade per terra con un rumore sordo: il suo smalto rosso viene consumato come da un fuoco interno. Il metallo si ossida, si consuma, svanisce. La stanza intorno odora di cherosene, prende fuoco. Tutto brucia.
Di nuovo quella voce nella mia testa: “Non sono vivi”. Mi sveglio di soprassalto, tra le lenzuola impolverate, e ora anche madide del mio sudore. Respiro con affanno: sono in preda al panico; ho il cuore in gola, i capelli spettinati davanti agli occhi.
Ci metto qualche secondo a rendermi conto di dove sono. Sono nella vecchia camera da letto di mia nonna. Non c’è nessuno, a parte me. Ho arrangiato un letto al volo e mi sono messa a dormire, dopo una cena di fortuna. E poi gli incubi, sempre gli stessi incubi.
Sento quelle voci, che troppo spesso mi vengono a visitare sia da sveglia che da addormentata. Sono loro che mi fanno vedere i mostri e, sì, so cosa state pensando: state pensando che sono pazza. Dio solo sa se non l’ho pensato anch’io, all’inizio, ma ho capito da tempo che non è così. Anzi, vi assicuro che non sono mai stata così lucida. Ho sfiorato e toccato la verità e ora so che, ahimè, nel nostro mondo i mostri esistono eccome.
Ho cercato informazioni su quello che mi stava accadendo su internet e ho trovato altri che dicevano di avere avuto la mia stessa esperienza. Un attimo prima, la vita era noiosa come lo è per tutti. Un attimo dopo, quelle strane voci, o quelle visioni, e una rivelazione assoluta: dagli angoli ombrosi della nostra realtà, quelle che ci erano sempre sembrate anomalie e superstizioni, hanno tolto la loro maschera. I mostri sono tra noi, e dissimulano la loro presenza per continuare a sfruttare e dominare l’umanità per i loro biechi fini.
Li chiamano “Messaggeri”. Le voci, dico. E sono stati loro a dirmi di venire qui. La grande città non era più sicura per me. Loro mi danno gli incubi, ma mi proteggono sempre.
Dalle scale del piano di sotto, sento riecheggiare i rintocchi del vecchio orologio a torre. Quando sono entrata, è stata la prima cosa su cui ho messo le mani: l’ho caricato, quasi per istinto, come facevo da bambina, come mi aveva insegnato la nonna. Adesso sì che sono in una casa stregata.
Rimetto la mia testa sul cuscino e guardo l’aria mortifera del corridoio davanti alla camera da letto. Quelle ombre sembrano quasi prendere vita, ma io sono troppo stanca e, non so bene quando, riesco a prendere di nuovo sonno.
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