Avorio ed ebano
Erano parecchi anni che non mettevo piede nella casa della famiglia Gray. Quando ero piccola, mi sembrava una reggia enorme: la favoleggiata Camelot, dove re Artù, il nonno di Terence, era sempre pronto a dare una missione a sir Tristram e lady Florence.
Ora la casa mi sembra comunque grossa, ma solo perché Terry ci vive da solo. La televisione a schermo piatto accesa, il controller della console in mano, le lattine di birra da discount – vuote e piene – sparse attorno, noi due sul tappeto con la schiena appoggiata alla base del divano.
I giochi dei piccoli hanno lasciato spazio ai giochi dei grandi. Sir Tristram è diventato Terry, lady Florence è diventata Faith. La nostra immaginazione è stata concretizzata nel flusso di bit che crea poligoni e texture. La nostra immaginazione è morta, così come la nostra innocenza. Ora esistono solo Terry e Faith, i cacciatori.
Come due fidanzatini passivo-aggressivi, giochiamo insieme ai giochi elettronici per fare la pace dopo aver litigato. Sento l’alcol di scarsa qualità in circolo nel mio sangue: non è sufficiente a mettermi fuori gioco, ma mi alleggerisce lo spirito. Non mi fa pensare ai miei problemi, alle mie paure, a quello che dovremmo fare.
Mi giro per guardarlo. È assorto nel gioco: i suoi occhi scuri guardano lo schermo, che ci proietta addosso onde azzurre che inibiscono il sonno. Guardo le sue labbra carnose che si muovono nervose per la difficoltà del livello.
Ho voglia di fare l’amore. Mi sporgo verso di lui. Gli metto una mano sotto la camicia, disordinatamente uscita dai pantaloni. Accarezzo la sua pelle d’ebano sotto di essa.
Terry si blocca, col controller in mano. Mette in pausa il gioco. I suoi occhi nei miei. Si sporge verso di me, attratto come da un magnete. Mi regge il gioco fino in fondo.
Mentre le nostre labbra si congiungono e le nostre bocche si esplorano, le mie mani cominciano a sbottonargli la camicia, a togliergli l’intimo, e sento che lui fa altrettanto con me.
È un grido disperato alla vita, il nostro. Siamo un’opera d’arte d’avorio ed ebano congiunti dalla sapiente mano dell’artigiano. Intoniamo così un rituale antico come il mondo: un talismano contro la morte. Gridiamo la nostra esistenza all’umanità, mentre i demoni della notte si dispongono intorno a noi come animali spaventati dal fuoco eterno.
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