Cicatrici

Mi sveglio per i terrori notturni tra le coperte stropicciate. Ho un po’ di fiatone che, però, mi passa presto.

C’è Terry accanto a me, che dorme come un angioletto. Passo la mia mano tra i suoi capelli cortissimi e crespi. Terry è un brav’uomo: non si merita quello che gli sto facendo. Avevo bisogno di lui e l’ho usato.

Mi alzo per cominciare a rivestirmi. Nonostante la furtività dei miei movimenti, Terry si sveglia, apre gli occhi, mi guarda.

«Te ne vai nel cuore della notte, come una ladra?»

«Terry, io…»

«Faith, ti conosco come le mie tasche. Quelli come te hanno paura di affezionarsi alle persone».

Gli lancio saette con gli occhi.

Indica la cicatrice sulla mia pancia nuda. «Quello è un segno d’arma da fuoco. Come te lo sei procurato?»

Mi risiedo sul letto, di spalle. I miei capelli scivolano sulla schiena. Sento le mani di Terry che mi lisciano il foro di uscita del proiettile. Non so neanch’io perché, inizio a parlare: «Quando ero in città, avevo conosciuto un ragazzo all’accademia d’arte. Si chiamava Carlos: sembrava a posto. Quello che non sapevo era che fosse fino al collo in un giro di spaccio. Un bel giorno, ce ne stavamo per i fatti nostri, quando arrivano questi tizi e sparano a tutti. È stato un massacro… Più tardi ho saputo che era per una questione di territorio. Carlos non ce l’ha fatta. Io mi sono beccata questa: una ferita pulita. Sono stata fortunata».

«Faith… mi dispiace». Ha gli occhi lucidi. Anche io, ma l’oscurità della stanza cela la mia debolezza. «Adesso capisco molte cose…»

«Capisci… cosa?» lo incalzo.

Proprio in quel momento, suona il campanello. Mi giro verso di lui, allarmata. Terry salta all’improvviso in piedi, va alla finestra, guarda attraverso la persiana.

«È lo sceriffo!» dice, sorpreso e un po’ inquieto. «Aspetta qui. Non farti vedere uscire».

Mentre Terry scende per aprire, io mi rivesto, veloce come un lampo, e mi apposto in cima alle scale. Il mio respiro si annulla, mentre sento una doppia serie di passi entrare in casa.

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